Onorevole Miglioli, Autorità civili, religiose, militari; compagni partigiani, concittadini, amiche e amici.
Oggi ci troviamo qui tutti insieme per celebrare il 64° anno della Liberazione della nostra città dalla oppressione della dittatura nazifascista.
Un data importante, imprescindibile per lo sviluppo democratico della nostra comunità, per la nostra storia e per quello che sarebbe stato il futuro di Carpi , dei suoi abitanti e di tutte quelle persone che nel corso degli anni hanno trovato nella nostra città, importanti occasioni di vita per se e per le proprie famiglie..
Voglio ribadirlo con forza, convinzione e chiarezza.
La nostra storia, il nostro grado di conquista dei diritti civili e di pari dignità fra tutte le donne e uomini, è nato lì in quella data , da quelle dure prove, da quelle battaglie, da quel tributo di sangue che i “RESISTENTI” hanno saputo versare, per la nostra libertà.
Oggi noi viviamo un’esperienza di libertà e di convivenza democratica che purtroppo non è comune a tutte le popolazione del mondo. Vi sono infatti regioni del pianeta in cui anche in questi anni, in queste giorni, milioni di bambini, donne e uomini, vivono l’atroce esperienza della guerra, dell’oppressione, della persecuzione e della tirannia.
Ecco, in questo giorno di festa, di riflessione, di memoria per la rievocazione della conquista più importante per ogni uomo, la LIBERTA’, il mio pensiero corre verso coloro che di questo grande diritto ne sono privati. E per queste tristi realtà provo un sincero sentimento di rabbia e dolore, ma non di impotenza e di sconsolata rassegnazione.
Per questo vorrei dire che “nessun uomo è libero da solo, la libertà per esser vera e piena, deve essere condivisa”.
Da qui l’impegno a cui ognuno deve sentirsi chiamato a rispondere; dobbiamo impegnarci affinchè nel nostro Paese,mai vengano a mancare sentimenti di solidarietà, di difesa della dignità umana. Lottare culturalmente contro l’indifferenza sociale, contro derive di intolleranza verso persone portatrici di culture diverse o anche solo portatori di idee diverse. Questi sono i valori irrinunciabile, a cui la nostra tradizione democratica, nata dalla Resistenza e consacrata nella Carta Costituzionale, ci chiama a rispondere. E’ dunque preciso dovere e prima ancora un impegno morale la promozione e la diffusione di una “CULTURA DELLA DEMOCRAZIA”,una cultura della condivisione, dell’accoglienza e del rispetto dell’altro.
Una cultura dove le “DIVERSITA’ ” siano colte come “OPPORTUNITA’ ” di conoscenza, di rispetto e reciproca crescita.
La celebrazione della conquista della libertà dunque, non può essere vissuta come un delle tante celebrazioni istituzionali. Questa è la nostra memoria storica, è la rievocazione di quanto le generazioni che ci hanno preceduto hanno dovuto pagare per la libertà di un Paese. Lo voglio ricordare con forza e determinazione anche qui nella nostra città che è medaglia d’oro al valor civile e medaglia d’argento al valor militare. Qualche sera fa, ignoti mani hanno strappato le bandiere commemorative della Festa di Liberazione, del 25 aprile. Un gesto di disprezzo, di intolleranza e permettetemi la franchezza di vigliacca ignoranza nei confronti di un sentimento di unità nazionale, di un tributo di sangue che migliaia di giovani vite hanno donato per il Paese Italia e per la sua dignità. Occorre condannare con fermezza questi gesti di sciacallaggio e di vilipendio nei confronti di un simbolo, il 25 aprile e la Liberazione, che è il principio della nostra democrazia.
La libertà per ogni uomo e quindi per ogni Paese è un tesoro inestimabile, che deve comunque essere difeso.Troppe sono le tentazioni di sopraffazione e di deliri di superiorità dell’uomo sull’uomo che attraversano le società mondiali, per dare per acquisito una volta per tutte il diritto alla pari dignità fra tutte le culture e fra tutte le persone. Il germe che forse è quello più insidioso perché il meno visibile, è il germe della sottocultura, e del qualunquismo, del conformismo modellato sull’effimero e sull’interesse particolare in luogo del bene comune.
Ecco dunque le nuove sfide che noi oggi, eredi di quegli ideali per i quali hanno combattuto i nostri padri, dobbiamo saper affrontare. La difesa dei diritti dell’uomo, in una accezione ampia del termine. Diritto alla salute, diritto alla scuola,diritto all’infanzia, diritto alla pari dignità tra persone di culture e fede religiosa diverse, diritto di parità tra i generi, diritto al gioco, diritto al lavoro e diritto alla sicurezza sul lavoro.
Questi sono diritti che non hanno ne bandiere ne colori ne lingue diverse, sono diritti dell’umanità!
Con questo spirito voglio oggi ricordare il nostro 25 aprile Festa Nazionale della Liberazione.Il 25 aprile non è e non deve essere la celebrazione dei vincitori sui vinti,di una parte dell’Italia contro un’altra parte. Sbaglia ed è in malafede chi vuol cavalcare quest’onda populista degli uni contro gli altri, nel voler attribuire una valenza politica a questa data. E’ sorprendente come si stiano susseguendo e reiterando attacchi ai protagonisti di quella straordinaria stagione di lotta per l’affermazione di un valore unico come la LIBERTA’. E’ ancor più sorprendente e grave se questi attacchi alla storia ed ai protagonisti della lotta di Liberazione viene alimentata da rappresentanti delle istituzioni…
DEMOCRAZIA, UGUAGLIANZA NEI DIRITTI E NEI DOVERI, LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DI PENSIERO , sono valori che non possono tramontare.
Sono valori che non possono essere logorati dal tempo o messi in discussioni da rivisitatori degli accadimenti storici.
Questi principi valorialii sono il sale della nostra cultura e le fondamenta della nostra società contemporanea.
La celebrazione del 25 aprile deve essere un momento di riflessione per tutti.
Per coloro che sono figli dei resistenti, per coloro che sono figli di quei nostri concittadini che subirono senza opporsi la tirannia nazifascista e vorrei aggiungere anche per coloro che allora in quei bui anni, scelsero la parte sbagliata. La ricorrenza odierna ed il valore che questa rappresenta è una conquista per ognuno.
Il 25 aprile è la rinascita della GIUSTIZIA, della LIBERTA’, dell’UGUAGLIANZA tra le persone.
Questi sono i valori che TUTTI DEVONO RICONOSCERE.
Certamente il percorso che il nostro Paese ha compiuto in questi 64 anni di storia democratica è stato difficile, tormentato ed in alcuni casi molto provato. Ma mai è venuto meno nel popolo italiano lo spirito che dalla vittoria della Resistenza sul nazifascismo in poi, ha accompagnato la nostra storia di Nazione libera e democratica.
Vivere nel rispetto dei valori che ci hanno lasciato le generazioni che hanno combattuto nella Resistenza, significa riconoscere nella conquista della libertà, un patrimonio condiviso e trasversale per tutti , donne , uomini, italiani o stranieri, cittadini italiani di prima o seconda generazione, comunque sia persone che hanno diritti e dignità che vanno sempre e prioritariamente rispettati al di là dell’etnia a cui essi appartengono.
Oggi, noi viviamo in una società moderna,matura, adulta che sa guardare avanti al proprio futuro ma nel contempo siamo una società le cui radici culturali sono ben salde nella nostra storia. Sappiamo chi siamo e da dove veniamo. Sappiamo leggere la nostra storia; la Resistenza ci ha insegnato anche questo; guardare sino in fondo dentro noi stessi.
I figli della resistenza non hanno scheletri nell’armadio; noi non temiamo il giudizio del tribunale delle nostre coscienze.
Certamente come in tutte le vicende della storia, vi furono passaggi difficili, momenti di forte tensione sociale, di esasperazione e di accadimenti personali che non si possono ricondurre alla lotta per la liberazione. E’ parte della documentazione storica che vi furono episodi ed atti criminosi al di fuori della vicenda bellica…noi, i figli della Resistenza non dobbiamo temere di mostrare la verità e di saper riconoscere quelli che furono degli episodi anche molto gravi ed inqualificabili atti criminosi, ma che nulla ebbero a che fare con le gesta eroiche di migliaia di donne e uomini che si sacrificarono sull’altare della libertà, anzi proprio questi criminosi atti infangarono l’onore e il sacrificio di questi giovani eroi.
Detto questo occorre esser fermi nella lettura della sola verità storica.
Non si possono confondere le vicende storiche.
Durante la dittatura fascista c’era chi perseguitava e chi era perseguitato,
c’era chi appoggiava le leggi razziali e chi le subiva, c’era chi combatteva al fianco dell’invasore nazista e chi lottava per la libertà dell’Italia, chi comandava nei Campi di concentramento e chi dentro a quei campi ci perdeva la vita.
Ecco, amiche e concittadini questa è una differenza che nessuna revisionismo storico può cambiare, i milioni di perseguitati in tutto il mondo, le vittime dell’Olocausto nei campi della soluzione finale nazista , non ammettono confusione di ruoli.
Offuscare questa memoria storica significa non solo offendere il corpo dell’umanità, ma ancor peggio perseguitare ed uccidere una seconda volta milioni di persone che la follia nazifascista ebbe come vittime predestinate.
Carpi è stato teatro di feroci e sanguinose battaglie per la libertà, Budrione, Cortile, Fossoli, la barbarie di rappresaglie nazifasciste con sommarie esecuzioni di civili , di donne e di uomini strappati dalle loro famiglie e strappati alla loro giovinezza, alle loro famiglie alla loro vita.
Ricordiamo i Martiri fucilati in questa Piazza, le vittime di Curva Cattania, le vittime del Poligono di Tiro di Cibeno, e tutte quelle donne e uomini, resistenti civili e religiosi che sono morti per difendere l’onore dell’Italia, contro l’offesa fascista.
In questi ultimi anni è ricorso spesso il richiamo all’unità nazionale,al riappacificazione collettiva, al chiudere una profonda e dolorosa pagina della nostra storia comune, al superamento delle contrapposizioni ideologiche passando anche per una pietà comune per tutti i morti di tutte le guerre, in modo particolare ricordando le vicende del secondo conflitto mondiale. Certamente occorre pietà per ogni uomo caduto durante un conflitto.
Ma non possiamo non distinguere e piangere allo stesso modo coloro che morirono combattendo al fianco dell’invasore nazista,come i militi repubblichini e chi combattè e morì per difendere la libertà del Paese.
Questo significherebbe rinnegare la nostra storia, e infangare l’onore e la memoria di coloro che combatterono e morirono nella guerra di liberazione.
Se la nostra città ha potuto diventare ciò che oggi noi conosciamo e viviamo è grazie anche e soprattutto a coloro che negli anni della Resistenza hanno saputo difendere gli ideali della democrazia e della solidarietà, del mutuo soccorso e della giustizia sociale.
Partigiani dalle varie ispirazioni ideologiche, comunisti, cattolici, repubblicani, religiosi, semplici cittadini, donne e ragazzi che scelsero di combattere per la giusta causa.
Sarebbe oggi ingiusto trascurare la memoria anche di uno solo di questi nostri concittadini che sacrificarono il loro futuro personale, per la più grande causa comune. Permettetemi quindi di rendere un simbolico omaggio al nostro Gonfalone cittadino che porta sulla propria facciata due importanti riconoscimenti di lotta al fascismo: la MEDAGLIA D’ORO AL VALOR CIVILE , e la MEDAGLIA D’ORO ALLA LOTTA DI RESISTENZA.
Queste due altissime onorificenze sono simbolicamente appuntate sul petto di ognuno di noi.
Quegli ideali che sono stati conquistati e difesi al prezzo di tante vite umane non si sono offuscati col tempo, anzi sono divenuti capisaldi per la nostra società democratica.
La sfida per una società moderna sta nel creare le condizioni per uno sviluppo collegiale della comunità, formata da tutti i suoi residenti indipendentemente dalle differenze che corrono tra di essi.
Ecco, Carpi ha conosciuto il suo sviluppo proprio grazie a questi principi di solidarietà tra i suoi cittadini.
Il fertile mondo dell’associazionismo, del volontariato laico cattolico e sportivo, sono a testimoniare che a Carpi esiste una cultura della solidarietà e del mutuo soccorso,sia in campo sociale che in quello economico imprenditoriale.
Il mondo cooperativistico, l’imprenditoria privata, l’artigianato,l’associazionismo sindacale,il mondo del lavoro dipendente hanno rappresentato la spina dorsale della nostra società economica. Anche oggi in questa fase di forte congiuntura negativa, la nostra società è capace di esprimere quei valori di coesione sociale e di unità che sono alla base di una sicura tenuta sociale,anche in momenti economicamente molto difficili quali anche Carpi sta attraversando
Pur svolgendo ognuno le proprie battaglie politiche, mai nelle nostre terre sono venute a meno le difese e le tutele dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Questa si chiama cultura democratica. Oggi più che mai occorre riconoscersi in queste nostre tradizioni di cultura solidale nei confronti di quanti, causa la perdita del proprio posto di lavoro, rischiano di rimanere ai bordi della società, cadendo in una povertà non solo materiale ma anche di identità sociale.
Dobbiamo saper difendere questo patrimonio culturale. Oggi più che mai serve una risposta collegiale, di tutto il tessuto sociale che compone la ricchezza culturale del nostro distretto. Una economia condivisa, solidaristica con una forte apertura al contributo di ognuno è la risposta necessaria per poter continuare a garantire quei servizi primari alla persona che la storia della nostra città dal dopo guerra ad oggi ha da sempre riconosciuto ai propri residenti.
Se anche nelle nostre città, nei nostri luoghi di lavoro, di studio e di aggregazione sociale, passa il germe dell’indifferenza e del disinteresse per ciò che ci circonda, se non addirittura il suo rifiuto, per tutto ciò che è diverso da noi, significa che la nostra società ha fallito. Significa che ha prevalso la miseria morale…
Il compito di chi è chiamato a responsabilità pubbliche è dunque quello di governare questi cambiamenti socio culturali, di istruire politiche inclusive che sappiano guardare al futuro del Paese, che diano speranze ai nostri giovani e senso di sicurezza alle generazioni più mature, in una logica di solidarietà tra generazioni diverse che vivono nello stesso tempo.
Le lotte che i nostri padri e che le generazioni dei resistenti hanno combattuto, furono lotte per i diritti, tutti i diritti. A partire dal diritto della dignità del lavoro per tutti. Per questo l’onta delle morti sul lavoro che purtroppo ogni giorno registriamo, è una vergogna per un Paese civile. L’affermazione della libertà per ogni donna e uomo che vive nel nostro Paese, passa anche attraverso la cancellazione di questa vergogna, che non conosce distinzioni di colore, lingua religione o nazionalità tra le sue vittime.
Solo un Paese unito, coeso e forte dei propri valori può affrontare con dignità e fiducia il proprio futuro.
Permettetemi infine una breve lettura che ben sintetizza il sentimento di libertà che i combattenti della Resistenza ci hanno insegnato :
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Articolo 3 della Costituzione Italiana, quella Cara Carta che qualcuno anche da anni, ma ancor più oggi cerca, per spocchiosi interessi elettorali e di partito, di svilire al rango di un ormai obsoleto e superato reperto post bellico. No cari signori, la nostra CARTA COSTITUZIONALE, ancora oggi rappresenta e rimane quella pietra angolare su cui regge tutto l’impianto democratico del nostro Paese, e per questo noi oggi ribadiamo con determinazione la nostra ferma volontà di difendere il suo impianto a partire dai suoi Principi fondamentali, nei quali sono garantiti i diritti fondamentali per ogni donna e uomo che vive nel nostro Paese.
La cultura democratica ha subito gravi attacchi in questi ultimi anni. Non mi riferisco certamente al nostro territorio locale. Mi riferisco piuttosto ad una voglia di incitare gli animi verso una deriva populistica e plebiscitaria che da quindi anni almeno attraversa
“ l’etere della nostra Italia”.
Attacchi culturali alla nostra storia di italiani, tradiscono una voglia di quello che si può definire un “ revisionismo storico” molto pericoloso.
L’offensiva proposta di legge volta ad equiparare i militari della sedicente Repubblica di Salò con i soldati dell’Esercito Italiano, che ancora una volta ha trovato posto in un dibattito parlamentare, il tentativo di far passare l’idea della Resistenza come una guerra civile priva di valore democratico e di lotta per la libertà, ed ancora l’infamante offesa ai cosiddetti “partigiani rossi” che non sarebbero da onorare come martiri per la libertà ma piuttosto da condannare quali banditit..ecco questo è quanto un vigliacco revisionismo vuol far passare; questa è una aberrante follia da respingere con forza al mittente. La negazione delle responsabilità e delle terribili conseguenze che ebbe la dittatura fascista in Italia e con lei il suo capo il Duce, la negazione delle leggi razziali e delle condanne al confino per tanti antifascisti,… Cancellare la memoria di un Paese significa mettere in discussione la sua storia, le sue radici. Stiamo vivendo in questi ultimi anni…o meglio abbiamo vissuto nel recente passato… l’avventura dell’offuscamento della memoria storica condivisa, associata al becero tentativo di manipolazione della storia della Resistenza e dei suoi protagonisti. Noi figli ed eredi della Resistenza, oggi e sempre abbiamo il dovere morale di difendere la nostra storia e i valori che ad essa si riferiscono.
E verso la lotta di Resistenza noi dobbiamo “trasmettere le grandi idealità che la resero possibile e ricordarne la sua straordinaria attualità”.
Grazie e Buona Festa di Liberazione a tutti.
Viva il 25 Aprile, viva l’Italia, viva la Democrazia
lunedì 27 aprile 2009
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